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ToTeM incontra: Good.to.it

L’algoritmo che calcola e consegna la miglior combinazione di pasti, in base alle proprie caratteristiche fisiche e alle proprie preferenze.

L’algoritmo che calcola e consegna la miglior combinazione di pasti, in base alle proprie caratteristiche fisiche e alle proprie preferenze. Questo è Good.to.it. Come funziona?

  • Basta inserire i propri parametri, come l’obiettivo da raggiungere, età, peso, altezza, sesso, e livello di attività fisica.
  • Grazie a questi l’algoritmo calcola il fabbisogno specifico di ogni persona e sceglie le migliori combinazioni, tra le centinaia di migliaia possibili.
  • Il calcolo è basato sui G-Box, ossia pasti pronti costituiti dalla prevalenza di una singola fonte di macronutrienti, che consente all’algoritmo di essere efficace nella loro combinazione.
  • Tutti i G-Box seguono sempre la stagionalità degli ingredienti e sono confezionati grazie ad una tecnologia chiamata atmosfera protettiva. Con questa tecnologia, lo stesso cibo che in frigo durerebbe un giorno, ne dura 15.

Non devi fare la spesa, non perdi tempo a cucinare, rispetti il tuo fabbisogno e dopo 1 minuto in microonde il pasto è pronto.

Simone Foglia

CEO

Architetto laureato con lode al Politecnico di Torino, con competenze nel campo del motion graphics e della comunicazione video e audio. Nell’ambito di vari programmi sul tema di Innovazione e Startup sviluppa e implementa soft skills e acquisisce competenze in vari i settori della gestione aziendale, dal marketing alla gestione finanziaria. Entra inoltre in contatto diretto con leader di settore e di importanti università. Durante la carriera accademica collabora come assistente alla didattica del corso “Economia e Organizzazione della Progettazione” per il Corso di Laurea Magistrale in Architettura Costruzione Città, dove si occupa di cost management e matematica finanziaria.
Vive parte della sua vita universitaria nella rete delle residenze di merito, il Collegio Universitario R. Einaudi di Torino ed è in contatto diretto con rappresentanti e manager del panorama imprenditoriale e dell’innovazione torinese, quali, tra gli altri, Talent Garden, “Talenti per l’impresa” (Fondazione CRT), Startup Grind, SEIplus e tutto il network risultante.

Elena Ferrero

CNO

Grazie alla laurea in Dietetica, e attraverso il tirocinio in ambito ospedaliero acquisisce competenze in ambito sanitario-nutrizionale. Tali competenze vengono rafforzate durante il periodo lavorativo presso l’ambulatorio del Centro Medico Roero. Con una laurea magistrale in Scienze Alimentari e Nutrizione Umana approfondisce la conoscenza degli aspetti più chimico-biologici del cibo. Prosegue poi i suoi studi in ambito tecnologico-industriale con il Master di II Livello in Scienze e Tecnologie Alimentari per la Nutrizione Umana – Michele Ferrero. Grazie alla Scuola di Studi Superiori Ferdinando Rossi (SSST), frequentata per tutta la carriera universitaria e poi lavorativa, approfondisce tutti gli ambiti del sapere scientifico e umanistico. Infine, la partecipazione al progetto “Talenti per l’Impresa” della Fondazione CRT e al progetto “Open PMI” di Sellalab le permettono di sviluppare competenze nell’innovazione. Attualmente, fa parte del team di Good.to.it, si occupa di divulgazione scientifica ed è CEO di una startup innovativa con una vocazione alla moda circolare.

Come nasce il vostro progetto di Startup e perché avete deciso di diventare startupper?

Elena: Sia io che Simone abbiamo partecipato a Talenti per l’impresa, un percorso di formazione di un anno incentrato sulle startup e l’innovazione, promosso da Fondazione CRT. Una delle idee selezionate per essere sviluppate fu quella di Good.to.it, proposta da Simone, e così è nata la nostra startup. Io all’inizio facevo parte di un altro team, ma ho sempre seguito il progetto con interesse. Una volta finito il percorso di Talenti ho visto che i ragazzi di Good.to.it stavano portando avanti il progetto con entusiasmo ed allora ho deciso di unirmi a loro. Diversamente a quanto spesso si creda, per diventare startupper un’idea non basta, bisogna buttarsi, provare e correggere il tiro ad ogni tentativo. Se si hanno delle risposte positive dai propri potenziali clienti può nascere una startup, altrimenti si rimane delle persone con buone idee ma senza un’azienda. Nel mio percorso universitario non c’era nulla di legato alle startup e al mondo economico, ma ho deciso di avvicinarmi per curiosità personale verso questo percorso e volevo vedere come sarebbe stato nel concreto.

Simone: Per quanto mi riguarda, penso di aver sempre avvertito la voglia di sviluppare qualcosa di personale e non dover necessariamente sottostare alle dinamiche del lavoro che non rispettavano il mio ideale di meritocrazia. Desideravo di poter provare a dimostrare a tutti, sia coetanei sia adulti, che in realtà esiste un modo per svincolarsi da dinamiche che non sono state stabilite da un volere divino ma in realtà sono state decise da altre persone. Se si vuole, si possono cambiare queste condizioni creandone di nuove. Il mio percorso universitario ad architettura è stato molto incentrato sullo sviluppo e gestione di progetti in team. Penso che sia uno degli aspetti al quale riconosco maggior valore e sono grato per aver imparato già in fase accademica come funziona la gestione di un progetto, non solo negli aspetti puramente tecnici, ma anche nella gestione delle persone e coesione del team.

Quanto pensate che siano importanti i programmi di formazione in ambito di imprenditoria e startup?

Elena: Sono fondamentali e necessari per tutti coloro che vogliono iniziare e mettere in piedi una startup. Le idee vengono a tutti, ma quando poi ci si prova realmente ci si rende conto di quante siano le cose a cui pensare e a cui star dietro. Se non si è preparati, conoscendo anche solo le basi del mondo delle startup, è molto difficile riuscire a realizzare un progetto imprenditoriale. A tutti quelli che mi chiedono “Come faccio a fare una startup?” oppure “Io ho questa idea, come faccio a svilupparla?”, il mio consiglio è sempre quello di fare dei corsi o di informarsi molto bene. Se non ci fosse stato Talenti per l’Impresa, probabilmente non sarebbe nato Good.to.it.

Simone: I programmi di formazione sono molto importanti perché toccano due aspetti fondamentali: quello professionale legato alle competenze dei singoli e quello pratico riguardante la gestione di un progetto con altre persone. Io ho partecipato anche alla European Innovation Academy, sia come volontario che come partecipante, quindi ho avuto anche una sorta di sguardo sui retroscena. Oltre alla parte formativa, queste esperienze ti caricano molto. È fantastico ritrovarsi immerso con altre persone che condividono con te lo stesso entusiasmo e gli stessi obiettivi.

Come nasce la tua idea, Simone? Perché hai deciso di approcciare questo settore?

Simone: Dalle superiori ho iniziato ad avvicinarmi al tema salute e sport, in particolare alla sana alimentazione, capendo che non bastava allenarsi per raggiungere determinati obiettivi ma era fondamentale seguire anche una corretta alimentazione. Inizio successivamente ad avvicinarmi al tema startup in Erasmus a Barcellona. Un giorno iniziai a segnarmi delle idee come ‘Fast Food per sportivi’, nata nello specifico dalla necessità di non riuscire in quel momento a conciliare la mia vita con le mie necessità alimentari. A Talenti per l’Impresa provai a proporre questa idea, che tra le altre, ritenevo quella più interessante e concretizzabile.

Quanto è importante l’alimentazione nella vita delle persone?

Elena: Essendo io una nutrizionista la ritengo fondamentale. È un aspetto dello stile di vita che comprende l’attività fisica, la socialità, la salute mentale. L’alimentazione riesce ad influenzare tutti questi aspetti. Il progetto Good.to.it tende a facilitare le scelte salutari in ambito alimentazione. Tutti siamo interessati ad avere una buona alimentazione, una buona salute e forma fisica, però spesso non riusciamo a conciliare tutti gli impegni. L’obiettivo di Good.to.it è quello di facilitare le scelte salutari in ambito alimentazione: l’innovazione sta nel rendere facile qualcosa che in questo momento è difficile. Dal punto di vista di una nutrizionista, l’innovazione consiste nel portare anche un po’ di tecnologia in questo campo, quello della sanità, ancora legato a vecchi preconcetti e spaventato dall’idea di contaminazione concettuale. Penso invece che mettersi al servizio del prossimo, condividere le proprie idee e conoscenze, imparare anche da altri campi come il design, l’informatica e tecnologia non possa far altro che portare benefici. Il risultato sarà molto più utile e efficace per la società.

Avete realizzato un algoritmo per la gestione delle diete. Avete in mente di creare qualcosa di simile anche per la preparazione degli alimenti, espandendovi verso il Food Tech, o preferite concentrarvi su un singolo aspetto?

Elena: Volendo potremmo farlo però preferiamo sviluppare un singolo aspetto nel migliore dei modi. Voglio fare una precisazione, non facciamo diete, per quell’aspetto è indispensabile rivolgersi a dei professionisti. Il nostro algoritmo si occupa di consigliare pasti adeguati al fabbisogno nutrizionale, che è diverso. Noi vogliamo rispondere all’esigenza di interpretare i consigli del professionista, che a volte risultano difficili da mettere in pratica, collegando il settore della preparazione degli alimenti con quello della nutrizione, con un prodotto personalizzato e più adatto al consumatore. 

Simone: C’è l’intenzione in un futuro di rendere il servizio offerto quanto più preciso e solido possibile. Per ora noi forniamo solo i pasti principali della giornata, c’è l’idea anche di proporre snack, bevande di metà giornata, potrebbe esserci anche la possibilità di utilizzare la cucina robotizzata per la preparazione degli alimenti e renderli il più personalizzati possibile. Sono tutte idee interessanti e attuabili che richiedono solo del tempo.

Il processo di validazione delle idee, i questionari, le analisi, quanto sono importanti per la vita di una startup, sia nel momento della sua origine che nella sua crescita?

Simone: Sono importanti ma bisogna prendere tutto con le pinze. All’inizio della startup c’è il rischio di interpretare i dati per quello che si vuole vedere. Nel nostro caso è stato difficile fare dei test. Abbiamo fatto più che altro una ricerca di mercato che ci ha portati a consolidare i valori cardine sui quali modulare il prodotto, che è un percorso sempre in itinere. Oggi è così, domani può cambiare tutto!

L’obiettivo di ToTeM è quello di stimolare l’ecosistema imprenditoriale territoriale torinese. Voi vi sentite parte di questo ecosistema? Se sì, come siete riusciti a trarre beneficio dalla presenza e dal supporto di altri soggetti?

Elena: Sì, mi sento parte di un ecosistema perché ho l’impressione di far parte di un movimento di persone che hanno voglia di fare. Questo mi dà carica e speranza. Dal punto di vista di aiuto, supporto, consulenza, posso dire che ci è mai venuto a mancare nulla. Nuove collaborazioni potrebbero nascere in qualsiasi momento dato che a Torino ci sono tantissime aziende e progetti di ogni tipo. Per quanto riguarda la parte di supporto economico, ci auguriamo che arrivi presto.

Simone: Anch’io sono d’accordo. Ogni tanto mi viene in mente l’idea che a Torino ci sia una sorta di ecosistema embrionale pieno di giovani, di fermento e idee che stanno nascendo come probabilmente era la Silicon Valley negli anni ‘90. Poi non lo so dove andremo a parare realmente ma la sensazione è di essere in un bel contesto, in crescita, verso cui le persone dimostrano sempre più interesse. Oggi quasi tutti sanno cosa sia una startup, a differenza di qualche anno fa. Questo vuol dire che l’ecosistema è innegabilmente in una fase di crescita e questo permette la nascita di programmi che portano sempre più giovani a scoprire questi temi. Io mi ritengo sicuramente contento e fiducioso.

Autore

Renato Pannella
Marketing and Public Relations

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