Dopo un infarto c’è un’alta probabilità di un secondo episodio entro due anni dal primo. Uno studio della Città della Salute di Torino, in collaborazione con l’Università degli Studi di Torino e con il Politecnico di Torino, sta portando avanti un’indagine sui dati clinici di pazienti vittime di infarto grazie all’aiuto del machine learning e dell’intelligenza artificiale.
Incrociando le casistiche di 23.000 pazienti si è dimostrata la possibilità di prevenire, in una forbice compresa tra il 70 e il 90% dei casi, episodi recidivanti o emorragie interne. La potenza di calcolo messa a disposizione dei medici ha permesso di creare un database di informazioni riguardanti il rischio di ricadute che tiene conto di un numero notevolmente più alto di fattori di valutazione rispetto a quelli percepibili o prevedibili da un umano. Lo studio pubblicato da The Lancet, rivista medico-scientifica britannica il cui nome in inglese significa bisturi, si pone l’obiettivo di affermare globalmente e ulteriormente l’efficacia dell’utilizzo della tecnologia in campo medico, per salvare sempre più vite: le statistiche parlano di 6 pazienti su 10 che, entro 24 mesi dall’infarto, rischiano di essere nuovamente ricoverati, il 30% dei quali a causa di nuova sindrome coronarica acuta.
Il cardiologo Fabrizio D’Ascenzo, docente del corso Malattie dell’apparato cardiovascolare nelle lauree in infermieristica e in medicina, è coordinatore del report redatto in merito a questo studio. D’Ascenzo ha evidenziato come, con i metodi tradizionali, sfuggissero alla capacità previsionale delle equipe mediche, incolpevolmente, 3 casi di recidiva su 10 mentre grazie all’intelligenza artificiale il dato si potrà abbassare a solo 1 un caso su 10.