Greenflea è una startup innovativa che ha come scopo portare la sostenibilità in tanti piccoli gesti di ogni giorno. La startup ha sviluppato una piattaforma di compravendita di prodotti di seconda mano e di prodotti alternativi eco-friendly e si è da poco aperta a un’offerta di servizi nell’ambito della ristorazione ecosostenibile e della sartoria rigenerativa ecosostenibile. Lo scopo finale è riuscire a essere finanziariamente indipendenti al fine di utilizzare la maggior parte dei profitti per piantare alberi in tutto il mondo. Il progetto è nato a inizio 2020 e si è costituita a ottobre 2020 con un team di 3 persone: Andrea (CEO & CTO), Giulia (Social Media Management & Comunicazione) e Laura (CMO).
Andrea Grippi
CEO & CTO
28 anni, Amministratore e direttore tecnico di Greenflea, laureato al Politecnico di Torino in Ingegneria informatica e Data Science. Dopo un anno da ricercatore e uno in Svizzera nel campo dell’intelligenza artificiale decide di tornare in Italia per provare a dare contributo nella lotta al cambiamento climatico con Greenflea.
Giulia Scomparin
Social Media Management & Comunicazione
27 anni, Content Creator e Social Media Manager di Greenflea. Interessata da sempre alla creazione di contenuti e allo studio delle diverse piattaforme digitali, da più di un anno sta approfondendo le conoscenze in ambito sostenibilità e brand identity e, attualmente, sta frequentando il Master in Progettazione e management del multimedia per la Comunicazione, presso l’Università degli studi di Torino.
Laura Lodi
CMO
Appassionata di marketing ed entusiasta imprenditrice, ha vissuto 9 anni in Francia durante i quali ha lavorato per grandi realtà come L’Oreal e Payot e start-up in ambito della sanità e dell’intelligenza artificiale. Lavorare per Greenflea significa dare un senso al proprio quotidiano e avere un impatto reale e misurabile sulla società.
Nella vostra vita privata, quali sono le vostre abitudini eco-friendly?
Andrea – Da parecchio tempo, sin da prima di questo progetto, cerco di esser sostenibile nelle mie scelte e questo si riflette nei miei consumi, nelle mie abitudini d’acquisto. Per esempio, faccio moltissima l’attenzione al packaging dei prodotti che compro e cerco di acquistare prevalentemente prodotti a km 0. Non ho ancora raggiunto uno stile di vita a sprechi zero ma sto cercando di ridurre progressivamente il mio impatto ambientale. Da quando abbiamo iniziato questo progetto la nostra sensibilità è sicuramente cambiata, prima eravamo meno consapevoli di queste tematiche e dell’impatto delle nostre azioni quotidiane ma lavorando su Greenflea abbiamo avuto modo di approfondire e studiare maggiormente il tema e abbiamo scoperto tante cose che prima ignoravamo. Lavorare a un progetto legato alla sostenibilità ambientale ci ha fatti diventare, di riflesso, più sostenibili.
Giulia – Io vorrei fare una piccola premessa: parlare di azioni sostenibili nel quotidiano spesso spaventa perché non esiste uno standard di sostenibilità secondo il quale o si vive in maniera sostenibile o no in modo assoluto, quindi parlare di sostenibilità comprende vari ambiti. Si possono scegliere azioni più ecoresponsabili in ambito alimentare, in ambito di acquisti, nelle piccole azioni di tutti i giorni. Io personalmente scelgo di privilegiare gli spostamenti in bicicletta piuttosto che in auto, di non comprare prodotti confezionati con la plastica ma di utilizzare solo contenitori riutilizzabili, di prediligere la borraccia alla bottiglietta, di utilizzare prodotti riutilizzabili e lavabili anziché usa e getta, come ad esempio i dischetti per il trucco. Anche i flaconi di detersivi, di shampoo o di bagnoschiuma ho deciso di eliminarli dalle mie abitudini e preferire detergenti solidi. Insomma, le mie azioni nel quotidiano toccano più punti di vista. Come diceva Andrea, lavorando a Greenflea ci siamo resi conto che è sbagliato divulgare un’idea di sostenibilità che propone un ideale di perfezione collettiva a cui aspirare ma è molto più importante che tante persone facciano tanti piccoli gesti.
Come pensate che cambierà nei consumatori, nel prossimo futuro, la percezione degli effetti concreti di una loro scelta di consumo ecosostenibile?
Andrea – Per quanto riguarda i consumi e le abitudini dei consumatori c’è un cambiamento già in atto da un po’ di annia questa parte. Già prima del Covid l’esempio primo di questa coscienza collettiva, che stava diventando predominante, era culminato nelle iniziative dei Fridays for Future, il tutto prima che la pandemia monopolizzasse tutte le attenzioni. Questo si riflette in volontà di acquisto differenti e privilegia quei marchi, quelle società, quelle attività che hanno uno scopo che va oltre il profitto. C’è però un andamento da analizzare nel mercato: la sostenibilità è il terzo punto pià importante come valore percepito dai consumatori che effettuano un acquisto, dietro a prezzo e qualità. Il fatto di avere questo rilievo dà sia una certa importanza che una sorta di penalizzazione, perché il consumatore è disponibile a spendere un po’ di più se sa di star facendo del bene acquistando un certo tipo di prodotto ma il problema è che tante scelte sostenibili sono molto più care delle loro alternative tradizionali. Questo limita la diffusione di scelte diverse. Per me la sfida, per noi e per tutte le aziende di questo settore, è rendere più accessibile e normalizzare la sostenibilità a livello di prezzo.
Giulia – La sfida è questa, unita al fatto di contraddistinguersi come azienda rispetto a tutte quelle che stanno facendo solo greenwashing pur di cavalcare l’onda della sostenibilità. Effettivamente il consumatore sta cmabianto e i dati ci sono: una ricerca che è stata factta sui livelli di sostenibilità e preoccupazione ambientale nel 2020 rileva che il 36% degli italiani sceglie di non acquistare prodotti con un impatto negativo sull’ambiente, il 30% dichiara di aver smesso di acquistare prodotti in plastica e il 62% di voler supportare realtà che abbiano a cuore l’ambiente. Effettivamente il consumatore sta cabiando e sta all’azienda rispettare le sue aspettative ed essere in prima linea nella maggiore divulgazione di queste tematiche.
Nei 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 dell’ONU la maggior parte dei punti riguarda l’agricoltura sostenibile, le risorse idriche, l’energia pulita, i cambiamenti climatici, la protezione degli ecosistemi oceanici, marini e terrestri e i modelli di economia circolare. Secondo voi sarà più facile raggiungerli grazie ai decisori politici o grazie a iniziative dal basso?
Giulia – Greenflea per quanto riguarda gli obiettivi sostenibili dell’agenda 2030 aspira a rispettarne almeno tre che sono quelli intitolati Consumo consapevole, Vita sostenibile e Vita sulla Terra. L’agenda 2030 nasce con l’obiettivo di raggiungere la sostenibilità quindi di occuparsi del futuro delle persone, del pianeta e della prosperità. È indispensabile che l’attenzione a queste tematiche arrivi dal basso, dalle persone, ma tutto ciò deve essere supportato da politiche e azioni che non vanifichino l’impegno della collettività e che tutelino l’ambiente. Devono convivere l’azione politica e l’azione sociale, dal basso.
Andrea – È necessario che ci sia un aumento di consapevolezza da parte di tutti, soprattutto nel capire che ogni persona può davvero avere un impatto e un effetto, anche con le proprie azioni quotidiane. Il secondo passo più importante deve per forza passare attraverso una sorta di attivismo, da quello più classico orientato a smuovere le coscienze a un attivismo di cambiamento pratico e di ricerca di soluzioni vere e proprie per cambiare i processi già esistenti. Tutto è fondamentale e dall’alto ci deve essere un supporto perché ovviamente c’è un lmite a quello che le persone possono fare da sole. Chi prende le decisioni non può non essere consapevole di queste tematiche, di queste necessità, di questi problemi o, pur essendone consapevole, non può decidere di ignorare e pensare ad altro. È una sorta di circolo: più i governi prenderanno decisioni a supporto di queste tematiche più potrà esserci un cambiamento dal basso.
Cosa vi ha spinto a creare Greenflea?
Andrea – Innanzitutto una grande motivazione personale nel fare qualcosa che potesse avere un impatto e ci permettesse di fare la differenza. Una delle nostre grandi fonti di ispirazione è stata Ecosia, che ha avuto un’idea molto semplice ma a suo modo geniale: prendere un modello di business già testato e funzionante e trasformarlo per orientarlo alla sostenibilità. Per chi non li conoscesse, loro hanno realizzato un motore di ricerca e hanno deciso di donare parte dei profitti per piantare alberi. Fortemente conquistati da questa idea noi abbiamo semplicemente scelto di inserirci nel loro solco ma operando in un altro settore. Il secondo motivo è stato quello di avere una voglia e un interesse di fare impresa in maniera differente da quello tradizionale, che andasse oltre il profitto. Non ci definirei in assoluto una società low profit o no profit ma le entrate non sono la nostra prima metrica di successo, anche se il numero di alberi che possiamo riuscire a piantare è direttamente legato a questa grandezza.
Giulia – Io ho sempre usato portali e-commerce dedicati al second hand quindi ho sposato da subito questo progetto anche perché oltre a sensibilizzare su tematiche come quella dell’usato, del riciclo, del vivere senza sprechi mi poteva aiutare anche personalmente a integrare man mano nuove buone pratiche nelle mie abitudini quotidiane. L’ho vista come un’occasione per diventare ancora di più una persona in grado di fare la differenza, sia nel mio privato che sotto il punto di vista professionale e pratico. Fare qualcosa per l’ambiente sembra sempre qualcosa più grande di noi ma se vogliamo abbiamo i mezzi per lasciare il nostro impatto positivo
Quali indici utilizzate per misurare la vostra sostenibilità aziendale?
Andrea – Il nostro rapporto con la responsabilità ambientale prende in esame principalmente una variabile, cioè la riduzione delle emissioni di CO2 che cerchiamo di realizzare con due metodologie diverse. Da una parte, con la nostra piattaforma di compravendita ci poniamo l’obiettivo di incentivare lo scambio e la compravendita di prodotti di seconda mano o di prodotti alternativi, e questo ha un impatto sulla CO2 perché realizzare prodotti nuovi costa tantissimo in termini di emissioni di anidride carbonica, oltre che un consumo altissimo di acqua. Incentivando quel tipo di comportamento di consumo basato sugli scambi possiamo contenere le emissioni e questo effetto positivo lo misuriamo basandoci su delle metriche, che sono pubblicamente disponibili, riguardanti l’impatto che avrebbe avuto l’acquisto di un capo nuovo, diviso per settori. In questo modo alla fine dell’anno possiamo dire concretamente quanto abbiamo contribuito, in questi termini, ad aiutare l’ambiente. Un’altra direzione che seguiamo, come detto prima, è contribuire all’assorbimento della CO2 emessa o esistente piantando alberi.
Quanti alberi pensate che riuscirete a piantare nei prossimi 5 anni? E più in generale, quali sono i prossimi progetti di Greenflea?
Andrea – Nei prossimi 5 anni il nostro impegno è arrivare a piantare complessivamente 500.000 alberi. Sappiamo che non è un intento semplice ma pensiamo di potercela fare raggiungendo gli obiettivi che ci siamo posti in termini di crescita. Con tutte queste piantumazioni vogliamo aiutare l’ambiente grazie a un assorbimento annuale di 7 tonnellate di CO2, da sommare alle altre 45 che derivano dal riuso incentivato dalla compravendita sulla nostra piattaforma. In termini di espansione della nostra attività, prevediamo di espanderci in altri paesi prossimamente, in primis in Europa. Vogliamo continuare a lavorare con utenti individuali ma puntare anche a interfacciarci sempre di più anche con le aziende, in modo da lavorare su più fronti e poter arrivare a un approccio al nostro business che sia davvero a 360°.
Giulia – Ci piacerebbe diventare il punto di riferimento per i consumi consapevoli e responsabili e quindi fare il più possibile rete con tutte le realtà che hanno a cuore tematiche ambientali. Vogliamo che davvero i nostri utenti siano fidelizzati e arrivino a confidare pienamente in noi, nel nostro impegno e nella nostra attività ambientalista.