COESA s.r.l. è specializzata nella progettazione di servizi energetici. Attraverso accurate analisi e studi, COESA progetta sistemi ad alta efficienza energetica in un’ottica monotematica di energia rinnovabile. Le costanti attività di ricerca dell’efficienza energetica, di promozione e divulgazione, di consulenza specifica, lo sviluppo di progetti e soluzioni energetiche innovative: l’azienda è alla costante ricerca di nuova opportunità nel settore energetico per promuovere, favorire e realizzare efficienza e risparmio.
SENPAI nasce nel 2020 grazie ad una linea di ricerca conseguita nell’ambito del dottorato di ricerca del Politecnico di Torino e dalla passione dei suoi fondatori verso il settore delle energie rinnovabili. Questo spin-off della COESA srl si propone di far approdare sul mercato dell’energia un nuovo servizio di tele-raffreddamento: riscaldamento, raffrescamento e ACS (acqua calda per uso sanitario) in un unico impianto. Tutte le fasi, dalla realizzazione, al monitoraggio e la gestione, sono facilitate dal software proprietario SENSEI, con i suoi tool di simulazione, dimensionamento e gestione.
Federico Sandrone
CEO & Co-Founder Coesa | Coesa Engineering
Durante il suo percorso di studi coniuga la passione per i numeri, ed in particolare per l’Ingegneria, con le tradizioni agricole della famiglia. Nasce cosi l’interesse per il settore green dell’Ingegneria e prima di laurearsi lavora nello sviluppo degli impianti a biogas, facendo la spola dalla Germania all’Italia. Laureato al Politecnico di Torino in Ingegneria Energetica, inizia a lavorare nel settore del biogas e nella progettazione termotecnica associata al risparmio energetico e decide di voler creare un’azienda che lavori esclusivamente nel settore energetico. Nasce così Coesa Srl, azienda che mira a fornire una consulenza dedicata e di alto livello nel settore dell’efficienza energetica in ambito civile, industriale e della pubblica amministrazione, con progetti di risparmio energetico condiviso. Dal 2016 è membro del Consiglio Direttivo del Gruppo Giovani Imprenditori dell’Unione Industriale di Torino e della commissione OGGI.
Cristina Scavarda
Co-founder SENPAI
Nata a Torino il 18/09/1996, attualmente studentessa presso l’Università di Bologna nel corso magistrale in Finanza, mercati e intermediari. Dopo la Laurea Triennale presso l’Università Commerciale Luigi Bocconi, nel 2018, si è affacciata al mondo delle Start up entrando a far parte del team di SEIplus, associazione nata in collaborazione con la School of Entrepreneurship and Innovation per stimolare l’intraprendenza e lo spirito imprenditoriale giovanile. Qui ha avuto la possibilità di conoscere l’ecosistema delle startup torinesi e di lavorare a diversi progetti collaborando a stretto contatto sia con partner privati che istituzionali. Con l’intento di favorire l’incontro tra giovani talenti e affermate realtà aziendali, insieme a tutto il team di SEIplus, ha dato vita al progetto collaborativo più grande d’Italia: l’Italian Tech Weekend. Grazie a questa iniziativa e al supporto di SEIplus, nel 2019, ha avuto l’opportunità di conoscere Federico Sandrone, CEO di Coesa Srl e mentor di Italian Tech Weekend. Da questa conoscenza è nata la possibilità di mettersi in gioco in prima persona come imprenditrice dando vita a SENPAI.
Cos’è uno spin-off aziendale e perché avete deciso di sviluppare una parte del vostro business esternamente e non di creare una nuova linea o un nuovo prodotto internamente?
Federico Sandrone: Uno spin-off aziendale è la creazione di una nuova attività di cui la società stessa detiene interamente o in parte il controllo e tramite la quale decide di aprire un nuovo percorso. Può avvenire perché crede che il business sia completamente differente anche solo in parte da quello che è il suo processo interno aziendale oppure, altre volte, può essere una scelta che viene fatta anche solo per evitare una sovrapposizione di brand. Nel nostro caso è stato tutto incentrato intorno a un processo aziendale. COESA è una realtà con i propri servizi e la propria attività che svolge, da general contractor, operazioni di efficienza energetica. SENPAI, nata da un progetto di ricerca di COESA sviluppa un nuovo processo tecnologico aziendale in campo energetico, lo stesso campo dell’azienda madre. Questa scelta è stata fatta perché a questa operazione volevamo destinare una linea specifica perché ha una scalabilità diversa da quella di COESA. Quindi l’intento dello spin-off è cercare di trasformare un progetto di ricerca in un processo aziendale.
Chiedo a Cristina, com’è nata SENPAI? Perché hai deciso di entrare a far parte del progetto?
Cristina Scavarda: Il team è stato formato con il chiaro obiettivo di avere tutte le competenze all’interno del progetto per poter creare un vero business a tutto tondo, sia sotto il punto di vista delle competenze energetiche che per quanto riguarda il lato innovativo del mondo startup. Mi ha convinto anche l’eterogeneità del team perché l’ho subito considerata un valore aggiunto personale, che potesse ampliare gli orizzonti di ogni partecipante. Io mi occupo della parte economico-finanziaria, Matteo Bilardo sta svolgendo un dottorato al Politecnico di Torino proprio in ambito energetico, Andrea Fassino si occupa della parte software e infine c’è la nostra figura con maggiore seniority, Matteo Stoppa, che ha già un’operazione di exit alle spalle e sicuramente può essere una guida e darci spunti e consigli su come muoverci. Io ho deciso di partecipare a questo progetto perché sono sempre stata una persona con molta voglia di fare, mi piace accogliere nuove sfide e ho visto in SENPAI l’opportunità di potermi lanciare in un progetto nuovo, mettermi in gioco e allo stesso tempo andare allo sbaraglio ma con la certezza di avere affianco delle persone che potessero insegnarmi, dei mentor che mi avrebbero permesso di accrescere le mie competenze e garantirmi un’altissima formazione in ambito lavorativo.
Dal punto di vista di COESA, oltre a ciò che ci siamo già detti, com’è partito il progetto SENPAI?
Federico Sandrone: SENPAI nasce per connettere tutto quel mondo legato alle startup e all’innovazione, con il mondo aziendale. Sono due mondi differenti, ma che devono unirsi. Sento spesso che le startup sono aziende, che è assolutamente vero sotto il punto di vista societario, ma ritengo che ci sia una differenza enorme nell’approccio e nella tipologia di sviluppo. Un’azienda tradizionale già dall’inizio fa utili, se non il primo anno entro poco tempo. Il mondo delle startup è orientato verso uno sviluppo più veloce, quindi con maggiore indebitamento, ma con una scalabilità e un punto di arrivo molto più grande in potenza. Confrontandomi con SEIplus, la School of Entrepreneurship & Innovation e vari fondi di investimento in ambito startup abbiamo notato che c’è questa distanza tra i due mondi e che molto spesso le startup non riescono a concretizzare e diventare aziende a causa della scarsa conoscenza del mercato. Ecco io penso che le aziende, che lo conoscono molto bene, potrebbero aprirne le porte al mondo startup. In una serata qualunque, tra due chiacchiere e una birra, è venuto fuori che SEIplus si sarebbe potuta inserire come l’anello di congiunzione tra questi due mondi. A quel punto abbiamo pubblicato la nostra proposta sui canali di SEIplus e, tra tutte le candidature, abbiamo trovato le persone giuste per la nostra idea.
Cristina, da questo discorso è emerso il confronto sia tra mondo startup e mondo aziendale, sia tra generazioni. Volevo chiederti, per quanto riguarda la tua esperienza all’interno del progetto, noti che questa dualità possa essere utile sia per sviluppare il progetto in sé, ma anche per favorire la parte legata all’innovazione?
Cristina Scavarda: Sicuramente all’interno del progetto la presenza di questa dualità è fondamentale. Noi, la parte universitaria, siamo giovani con tanta voglia di fare e che si entusiasmano facilmente rischiando di perdere di vista l’obiettivo principale o, semplicemente, di perdere tempo dietro a qualcosa che possa non essere importante ai fini dell’apertura della azienda. La presenza di persone più strutturate è utile per tenere a bada i tratti che potrebbero essere controproducenti dei nostri animi e per continuare a mantenere le redini di ciò che dobbiamo andare a svolgere.
Si dice spesso che le aziende debbano innovare ma nel concreto, in un’azienda che ha dei processi e dei servizi già ben definiti, cosa vuol dire innovare e quanto è difficile?
Federico Sandrone: Innovare significa tutto e niente. Tutti si soffermano sul prodotto o servizio innovativo, ma l’innovazione può essere anche nel processo. Per me innovare significa guardare il processo aziendale e perdere tempo nel fermarsi ad analizzarlo. Fatto questo si può pensare come e dove innovare per ottenere un miglioramento Stanno nascendo delle figure, i manager dell’innovazione, che secondo me sono fondamentali per le aziende più strutturate il cui compito è proprio fermarsi a ragionare come ho detto, per fare sempre innovazione in ottica concretamente migliorativa e non solo per il gusto di farla.
Quanto è importante sentirsi parte di un ecosistema e poter interagire con altre realità che condividono gli stessi obiettivi o magari la stessa vision per lo sviluppo dei progetti e per il modo in cui vengono realizzati?
Federico Sandrone: Sono entrato nell’ecosistema dando tanto a livello di tempo, ma quello che ho ricevuto è stato tantissimo. Se fossi rimasto solo nel mio mondo aziendale non avrei capito tutto quello che sta dietro al mondo delle startup. Interagire ti apre la mente, ti offre altri spunti che, giusti o sbagliati che siano, ti permettono di prendere decisioni più consapevoli.
Durante la tua esperienza con il Gruppo Giovani Imprenditori, prima come membro poi come vicepresidente, come hai visto cambiare la figura dell’imprenditore a Torino?
Federico Sandrone: Nel Gruppo Giovani Imprenditori non ho visto un vero e proprio cambiamento, ma un graduale ingresso di membri con profili differenti rispetto a quelli che erano tradizionalmente presenti. Adesso ci sono molti startupper, oltre a profili di imprenditori di seconda o terza generazione. Trovo che l’aspetto più interessante sia la possibilità di confrontarsi sia con l’imprenditore che ha un’azienda di quarta generazione che con lo startupper che magari non ha neanche un dipendente.
Per quanto riguarda le startup e la parte giovanile si è sempre parlato di entusiasmo, ma ovviamente non è sempre tutto oro quel che luccica. Come si riesce a trovare il giusto equilibrio tra entusiasmo e poi la fatica e la difficoltà nel portare avanti un progetto di startup?
Cristina Scavarda: Io credo che in queste situazioni sia fondamentale credere nel progetto a cui si sta lavorando, avere un clima che ti supporta e una squadra sulla quale si può contare e con cui ci si può, anche, permettere di sbagliare. Una cosa fondamentale è avere la sensibilità di capire se nel team ci sia chi sta facendo più fatica rimanendo indietro, soccorrendo e lavorando assieme chiunque ne abbia bisogno. Il team deve andare alla stessa velocità e questo è qualcosa che si costruisce insieme.
Cristina, avresti voluto coltivare una tua idea prima di questo progetto o hai sviluppato un interesse a questo mondo partecipando ad un’iniziativa di questo genere?
Cristina Scavarda: Ho un indole che mi ha portata sempre a circondarmi di persone che avessero la mia stessa mentalità. Entrando in SEIplus e iniziando a frequentare il Talent Garden ho capito che, nel breve termine, non avrei avuto l’idea geniale per iniziare un percorso di startup. COESA, invece, mi ha permesso di far parte di un progetto nella quale il mio carattere “startupparo” ha trovato sfogo.
Immaginatevi la vostra collaborazione se vi foste trovati l’uno nella parte dell’altra e viceversa.
Cristina Scavarda: Se io fossi in Federico probabilmente sarei molto simile caratterialmente, nel senso che vedo in lui una voglia di mettersi in gioco e un entusiasmo nel progetto che è molto simile al mio. Forse il fatto che io sia molto precisa e puntigliosa su tante cose probabilmente mi renderebbe molto più pressante (e pesante) come mentore!
Federico Sandrone: Se fossi in Cristina, probabilmente, sarei molto meno preciso di lei e quindi non riuscirei a tenere sotto controllo la parte tanto analitica del lavoro. D’altro canto, con la mia impazienza, sarei già andato a bussare alle porte di tutte le aziende nel raggio di non so quanti km per sapere se siano disposte a comprare da me qualcosa che non ho neanche ancora realizzato.