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ToTeM incontra… Club degli Investitori

Torna l'appuntamento con la serie di interviste di ToTeM alle realtà torinesi che investono in innovazione.

Il Club degli Investitori è uno dei principali network di business angel in Italia, composto da una community di oltre 200 imprenditori, manager e professionisti che investono in start-up, scale-up e PMI innovative. È stato fondato a Torino nel 2008 da Giancarlo Rocchietti e ad oggi ha investito complessivamente oltre 20 milioni di euro in circa 40 realtà innovative fondate da imprenditori italiani.

Giancarlo Rocchietti

Presidente Club degli Investitori

Imprenditore, business angel, fondatore e Presidente del Club degli Investitori. Ingegnere Elettronico laureato presso il Politecnico di Torino, nel 1980 ha fondato Euphon, azienda nel settore media e produzioni televisive quotata su Borsa Italiana nell’anno 2000 e ceduta nel 2004 ad un fondo di private equity. È stato Presidente dell’agenzia Sviluppo Italia Piemonte e Presidente di Piemontech, il primo fondo locale per lo sviluppo degli investimenti seed in Italia.

Andrea Rota

Managing Director Club degli Investitori

Nato a Torino, dove si è laureato in Ingegneria Civile al Politecnico. Ha iniziato la sua carriera in Olanda e successivamente negli Stati Uniti, dove ha vissuto per otto anni prima di rientrare in Europa nel 2003. Ha lavorato in Baan a Seattle (WA), in SAP a Palo Alto (CA), in eBay a Milano, Londra e Zurigo. Infine in Spencer Stuart, in ambito executive search tra Zurigo e Milano. Nel 2019 ha vinto il Premio Business Angel dell’Anno. Da gennaio 2021 è il Managing Director del Club degli Investitori.

Giancarlo, qual è il ruolo del Business Angel e in cosa differisce dalle altre tipologie di investitori?

Giancarlo Rocchietti: Innanzitutto i Business Angels hanno sicuramente un tratto in comune con tutti gli altri investitori, che è la ricerca di un ritorno del proprio investimento. Però, mentre un fondo di Venture Capital punta ad un ritorno nel breve periodo, mediamente intorno ai 5 anni, il Business Angel investe invece con un orizzonte temporale molto più lungo.
Il Business Angel è un imprenditore, un professionista o un manager che investe in altri imprenditori e segue la crescita della startup fino all’eventuale exit, che può avvenire anche dopo 10 anni. Inoltre un Business Angel non ha come unico obiettivo il ritorno dell’investimento, ma spesso è spinto da altre motivazioni personali e valoriali, come ad esempio la volontà di fare “give back”.
Abbiamo fondato il Club degli Investitori con la consapevolezza di essere delle persone che avevano avuto fortuna nella propria vita lavorativa e che potevano quindi aiutare nuovi imprenditori a far crescere le loro aziende. Crediamo molto nel fatto che investire in innovazione sia la chiave di volta per il futuro dell’Italia.
C’è poi da aggiungere una caratteristica particolarmente importante per i soci del Club, che è la possibilità di interagire con un network di persone che interagiscono nel mondo dell’imprenditorialità e che si possono scambiare competenze ed esperienze. L’aspetto relazionale in realtà come la nostra è un valore aggiunto enorme.
Noi Business Angels non siamo dei traders di azioni, ma siamo dei builders che costruiscono aziende lavorando direttamente con gli imprenditori, senza passare per degli intermediari.

Cosa consiglieresti a chi si sta avventurando nella fase di lancio della propria startup?

Giancarlo Rocchietti: Il mio primo consiglio è di creare il miglior team possibile, non esiste più la one-man company che riesce ad avere successo grazie ad un unico giovanissimo imprenditore. Non crediamo nel modello Zuckerberg in cui il founder lascia l’università per fondare la sua startup, ma crediamo in team in cui ci siano persone con competenze e magari con esperienze imprenditoriali precedenti.
Zuckerberg è un’eccezione, uno su un milione, ma i dati dimostrano che le startup di successo hanno tra i founder almeno una persona con più di una esperienza alle spalle e l’età media delle figure chiave in un team si aggira sui quarant’anni. Analizzando nel dettaglio le startup degli ultimi 10 anni, notiamo che i team composti sia da membri junior che senior sono quelle che hanno avuto più successo.
Il team di founder dovrebbe essere poi il più possibile eterogeneo, ad esempio dal punto di vista delle esperienze pregresse, dell’età, del genere e della nazionalità: maggiore è la diversità che si riesce a portare maggiore sarà la forza del gruppo.
Il secondo consiglio è quello di crearsi un network di relazioni, sia con partner che con investitori, per farsi conoscere non solo dai propri clienti ma anche da gruppi di potenziali investitori e mentor, tra cui anche i Business Angel. La capacità di fare networking, oltre a saper condurre l’azienda, è fondamentale per il successo della propria azienda.

Quali sono le caratteristiche che rendono una startup interessante per un investimento da parte del Club degli Investitori?

Andrea Rota: Come ha già detto Giancarlo, è fondamentale che ci sia un imprenditore forte. È fondamentale che sia ben chiaro chi guiderà la startup e possibilmente che ci sia già un buon team di partenza affiatato. Noi investiamo nell’imprenditore piuttosto che nell’idea.
Investiamo principalmente in startup che hanno già iniziato ad operare, con un imprenditore che ha già un’idea molto chiara di cosa vuole realizzare e ha già iniziato a validare alcune delle ipotesi più forti sottostanti all’idea di business. Gestire una startup significa spesso operare nell’incertezza, ad esempio non si sa se un mercato sarà davvero ricettivo per il proprio prodotto o servizio, ed è molto importante che la startup provi in tutti i modi a validare queste ipotesi. Parlare con tutti gli stakeholder che operano in un mercato è un buon modo per capire se esiste davvero una domanda per la soluzione offerta.
Ovviamente, ci sono molte differenze a seconda delle diverse tipologie di startup: per le startup che operano in ambito digitale, l’investimento iniziale è relativamente basso e quindi ci aspettiamo che ci sia stato un primo investimento da parte dei founder stessi o da parte dei cosiddetti “Family & Friends”. Può trattarsi anche di poche decine di migliaia di euro, ma l’importante è che abbia lanciato almeno una versione embrionale del proprio prodotto o servizio e abbia iniziato a registrare le prime metriche di trazione. Questo approccio non è ovviamente possibile in altri settori, quali ad esempio il Biotech.
Un altro aspetto importante è che siano stati identificati dei mentori e degli advisors di alto livello e che siano stati scelti gli investitori chiave che si vorrebbero coinvolgere. Anche se i soggetti identificati non dovessero partecipare al primo round è importante avere già la visione di dove andare a prendere i capitali per nutrire la crescita futura.
Il fondatore inoltre deve avere già dimostrato una certa resilienza e capacità di adattamento nel progetto che sta portando avanti in quel momento o in esperienze precedenti durante la propria carriera. valutiamo con molta attenzione questo tratto caratteriale, perché sappiamo che nella vita di una startup ci saranno tanti ostacoli e bisognerà sapersi adattare, bisognerà cambiare e un imprenditore che ha già dimostrato di saperlo fare per noi è una grande validazione. 

Che tipo di rapporto instaurate con le startup in cui investite?

Andrea Rota: Sicuramente un rapporto molto stretto. Per ogni startup in cui investiamo identifichiamo uno o due dei nostri soci che assumeranno un ruolo speciale che noi definiamo “champion”. Questi saranno i soci che rimarranno sempre a stretto contatto con l’imprenditore e rappresenteranno tutti gli altri soci che hanno investito. I Champions supportano la startup in qualità di mentor, di advisor, e rappresentando il Club riescono ad attivare le risorse che il Club stesso può offrire.
Un esempio di cui posso parlare con cognizione di causa è l’investimento in Fitprime, startup che permette di fare attività sportiva in qualsiasi momento e in qualsiasi palestra, con un unico abbonamento mensile, investimento di cui io sono il Champion. Parlo spesso con l’imprenditore che mi chiede cose come: “Stiamo cercando di sviluppare l’ingresso in questo settore, che contatti commerciali puoi mettermi a disposizione?”. Io riporto questa richiesta a tutti i soci del Club e attivo una serie di contatti utili per supportarlo nel raggiungimento dell’obiettivo.
La seconda cosa importante che ci aspettiamo dai founder sono delle informazioni sull’andamento della startup a ritmo regolare, perlomeno a cadenza trimestrale, meglio mensile. Sappiamo per esperienza che il founder che comunica regolarmente e con trasparenza è quello che alla fine ha successo. Può sembrare un fattore secondario, ma abbiamo rilevato una correlazione diretta tra la capacità dei founder di articolare in modo chiaro il progresso della startup con cadenza regolare, e la sua capacità ad affrontare con successo gli imprevisti, adattarsi ed in ultima istanza vincere sul mercato. Quindi questa è una cosa che chiediamo a tutte le startup del nostro portfolio.
Last but not least, siamo un gruppo di Business Angels un po’ particolare in quanto sovente continuiamo a co-investire nelle startup del nostro portafoglio anche quando crescono e raccolgono round più importanti, di solito guidati da fondi di Venture Capital. Alcuni Business Angels teorizzano che nel momento in cui la startup comincia ad attirare l’attenzione dei fondi finisca il ruolo dell’Angel, noi crediamo piuttosto che il ruolo si trasformi ma continui. . Un esempio di questo approccio è l’investimento in, Everli, prima conosciuta come Supermercato24, che ormai è una bellissima realtà italiana, con un fatturato che supera i 100 milioni di euro. Noi abbiamo investito dal primo round e abbiamo continuato ad investire anche nell’ultimo round, ad una valutazione molto importante, insieme ad un fondo di venture capital internazionale.

Ci sono dei settori su cui state investendo di più in questo momento?

Andrea Rota: Il Club investe in tutti i settori, ci sono poi delle ondate di interesse per alcuni settori, ad esempio in questo momento investiamo spesso nel biomedicale, nella space economy, nella mobility, in passato abbiamo investito fortemente nel digitale.
La nostra strategia è quella di identificare i settori che pensiamo abbiano ancora un ottimo margine di sviluppo, ma la cosa importante da ricordare è che Abbiamo la fortuna di avere nel Club 200 soci con esperienze importanti e molto diverse tra loro, che ci aiutano ad analizzare opportunità in qualsiasi verticale, In ultima istanza, quando troviamo un imprenditore che ci convince, non poniamo limitazioni dovute al settore. 

Qual è il momento giusto per contattarvi e proporvi la propria startup?

Andrea Rota: Il prima possibile. Per investire è importante che ci sia un imprenditore, un’idea ben formulata e delle ipotesi validate, però ci fa piacere conoscere le nuove idee di impresa fin dall’inizio, anche se l’opportunità è ancora acerba per raccogliere fondi dal Club, vogliamo restare in contatto direttamente con l’imprenditore che la sta portando avanti, per essere pronti al momento giusto.

Avete delle finestre di tempo, delle iniziative periodiche in cui le startup si presentano e le valutate oppure è un’attività che svolgete tutto l’anno?

Andrea Rota: Il nostro processo di ricerca è attivo tutto l’anno. Da questo punto di vista siamo anche un po’ particolari rispetto ad altri Club perché ogni mese, durante il nostro investor day, presentiamo ai nostri soci due opportunità di investimento. Questo significa che se l’opportunità è buona ed ha raggiunto il giusto stadio di maturazione, siamo in grado di portarla ai soci nell’arco di poche settimane.

Quanto è importante per voi creare delle connessioni con gli altri soggetti presenti nell’ecosistema torinese e nazionale?

Giancarlo Rocchietti: Innanzitutto nel mondo del Venture Capital si usa molto condividere gli investimenti con altri partner o investitori, non tanto per ridurre il rischio ma per condividere esperienze e competenze. Spesso noi, che siamo degli investitori generalisti, investiamo con investitori specializzati in singoli settori. Quindi possiamo dire che è fondamentale non essere mai da soli, anche per poter partecipare ai round successivi.
Il secondo fattore da considerare è che oggi il sistema nazionale è molto denso. Dalle nostre ricerche si evince che esistono più di 200 operatori che investono nel mondo delle startup in Italia. Ci sono quindi troppi operatori in proporzione al numero di startup su cui si può investire. In Israele si trova lo stesso numero di investitori per un capitale investito dieci volte superiore. Riteniamo quindi che l’ecosistema italiano dovrà in qualche modo integrarsi, non è possibile che ci siano quasi 100 incubatori in un paese come il nostro,oltre al nostro Club che è uno dei principali del Sud Europa.
Dal punto di vista locale, noi siamo nati a Torino, anche se il Club si sta internazionalizzando. Torino è la città ideale per far nascere una startup perché ha un rapporto molto favorevole tra qualità della vita e costo, ha delle università eccellenti, ha la School of Entrepreneurship and Innovation e ci sono due fondazioni bancarie molto importanti.
Nonostante ciò è sostanzialmente più indietro rispetto ad altre città europee delle stesse dimensioni, basta prendere Monaco di Baviera per esempio o Lione se vogliamo guardare alla vicina Francia. Torino è in ritardo perché manca una visione di sistema e non c’è un progetto unico per tutti gli operatori. La nostra città potrà veramente esprimere tutto il suo potenziale soltanto quando ci sarà un’integrazione tra tutte le esperienze e competenze, di sicuro ciò che non manca sono i capitali.

Autore

Renato Pannella
Marketing and Public Relations

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