Nella città di Torino è stato costituito il Comitato Promotore della prima Borsa dell’Impatto Sociale, un mercato azionario e obbligazionario sperimentale: verranno trattati tutti titoli contraddistinti da un elevato impatto sociale in modo da avvantaggiare l’accesso ai capitali per chi si occupi di economia sociale. Al momento la possibile sede individuata è la struttura di piazzale Valdo Fusi, che ha già in precedenza ospitato la Borsa Valori e che attualmente è di proprietà di Camera di commercio di Torino.
Ai tavoli di lavoro che hanno condotto lo studio che ha reso possibile la costituzione hanno preso parte Camera di commercio di Torino, Borsa Italiana, Compagnia di San Paolo, Fondazione CRT, Università di Torino, Fondazione Cottino, Fondazione Denegri, Centro Internazionale di Ricerca sull’impatto sociale Tiresia del Politecnico di Milano, Università Bocconi e la società Avanzi.
Inoltre, a proposito di economia sociale, è in corso il tentativo di portare a Torino la riunione tematica del G20. Torino Social Impact, un’iniziativa congiunta del Comune di Torino, della Camera di commercio di Torino e della Compagnia di San Paolo e di oltre 130 soggetti pubblici, organizzazioni del terzo settore, imprese e istituzioni finanziarie, sta lavorando come capofila in questa proposta, essendo la presidenza del G20 di quest’anno in capo all’Italia.
Mario Calderini è portavoce dell’ente Torino Social Impact, nato per favorire lo sviluppo dell’imprenditorialità tecnologica con impatto sociale nell’area metropolitana, e a tal proposito ha dichiarato: “La sfida è quella di inaugurare una nuova stagione di politiche industriali e di sviluppo locale, innescate dalla convergenza tra opportunità tecnologiche e imprenditorialità votata all’impatto sociale, ovvero imprenditorialità capace di perseguire intenzionalmente obiettivi di rendimento economico ed impatto sociale. C’è un sistema finanziario che sta specializzando la propria offerta per sostenere questo tipo di imprese orientate all’impatto sociale. Se questo non rappresenta un’opportunità di politica industriale è difficile immaginare cos’altro possa esserlo”.