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ToTeM incontra… Progress Tech Transfer

Torna l'appuntamento con la serie di interviste di ToTeM alle realtà che investono in innovazione.
Torna l'appuntamento con la serie di interviste di ToTeM alle realtà che investono in innovazione.

Progress Tech Transfer è un fondo di venture capital specializzato in investimenti in start up early stage e di proof-of-concept.  Progress Tech Transfer investe sulle tecnologie per la sostenibilità: energia, chimica verde, ambiente; smart & new materials; foodtech e agritech  provenienti dalla ricerca di università italiane, enti pubblici di ricerca, startup e  spin-off e imprenditori visionari. L’advisor strategico del fondo è MITO Technology, società attiva nella valorizzazione dei risultati della ricerca e gestione strategica della proprietà intellettuale.

Leonardo Massa

Investment Manager

Leonardo ha conseguito un MBA presso il Collège des Ingénieurs, dopo aver ottenuto un titolo di M.Sc. in Ingegneria delle Nanotecnologie presso l’École Centrale de Lyon e l’INSA Lyon. Leonardo ad oggi fa parte del team di Venture Capital di Progress Tech Transfer e ricopre la funzione di Investment Manager all’interno di MITO Technology. Investitore e appassionato di tecnologia sperimentale, Leonardo si concentra sull’identificazione, lo sviluppo e l’esecuzione di opportunità di business che hanno il potenziale per essere dirompenti e per aiutare a risolvere le grandi sfide del domani.

Qual è secondo te il ruolo che le università possono ricoprire all’interno del mondo dell’innovazione?

Le università sono uno dei primi centri dove parte l’innovazione all’interno della società: al semplice trasferimento della conoscenza che l’università genera tramite brevetti, licenze, pubblicazioni si è unito un meccanismo che ha facilitato la nascita di spin off universitari per costruire delle imprese. C’è ancora del margine di miglioramento sotto l’aspetto sociale ovvero non prendere in considerazione solo gli aspetti tecnologici, ma lavorare anche su quegli aspetti che riguardano l’imprenditorialità, la tutela della diversità e l’inclusione. È necessario  aumentare il più possibile le interazioni tra le università e  il mondo esterno, mettendo a valore le collaborazioni con terze parti. Questo contribuisce alla creazione di una cultura, di un pensiero, alimentato sia ì  dalla ricerca e che da un potenziale end user, creando un loop.  Inoltre, dentro alle università bisogna incoraggiare la collaborazione per creare lo spirito imprenditoriale a livello più giovane. Normalmente, gli studenti sono sempre molto focalizzati sugli esami; ad oggi ci sono poche attività per promuovere l’imprenditorialità a 18-20 anni. Al momento ci sono molte realtà che stimolano queste dinamiche ma sono nate principalmente dalle esigenze degli studenti e non da uno stimolo portato dall’università stessa. Ci sono i diversi hub con degli acceleratori universitari, o uffici dedicati ma non so se questo stimolo colpisca attualmente le fasce più giovani o meno. Questo sarebbe un aspetto di innovazione fondamentale.

Pensi che l’innovazione sia maggiormente legata a un concetto di intuizione geniale o a un processo di ricerca approfondita?

Questi due fattori  sono interconnessi, non si possono escludere a vicenda. Dopo aver raccolto una moltitudine di dati e di informazioni, avviene la fase che hai chiamato di ricerca approfondita, poi possiamo affidarci all’istinto. Senza affidarsi al proprio istinto o alle proprie intuizioni non è possibile riuscire a distinguersi dalla massa che ha in mano i miei stessi dati, le stesse informazioni, gli stessi modelli e si rivolge verosimilmente al mio stesso mercato. Solo la genialità di un’intuizione può portare a distinguersi. L’elaborazione delle informazioni deve essere un processo metodico di ricerca ma il modo in cui le si rielabora farà la differenza nel posizionarsi rispetto agli altri che avranno raccolto gli stessi dati.

Passando al vostro fondo, Progress Tech Transfer, lo sviluppo e il trasferimento tecnologico sono centrali nelle vostre attività. Spesso le startup puntano a creare soluzioni particolarmente ambiziose ma secondo te qual è il modo migliore per quantificare il valore tecnologico di una soluzione innovativa?

Dipende innanzitutto dallo stadio in cui si trova la tecnologia a cui si fa riferimento, puoi misurare l’impatto che viene generato inizialmente partendo da quelle che sono le tecnologie di supporto e abilitanti che fanno sì che un’innovazione esista e funzioni. In seguito, ci si chiede cosa possa portare di nuovo una tecnologia nella vita dei giorni nostri, quanto sia probabile che vada a creare un mercato completamente nuovo rispetto a invece un’innovazione che vada a inserirsi in un mercato esistente. Non è facile da quantificare in maniera assoluta, il valore tecnologico è misurato dall’impatto di adozione, dall’impatto di rivoluzione del mercato e dalla capacità di semplificare dei processi o di sostituire prodotti esistenti rendendoli obsoleti. Il valore tecnologico è particolarmente evidente quando c’è uno shift di tecnologia, per esempio dall’illuminazione a gas si è passati a quella elettrica.  Se non si usa più una tecnologia a favore di un’altra, nuova, vuol dire che un’innovazione ha creato un beneficio sotto tanti punti di vista che le ha permesso di affermarsi.

Esiste un fil rouge che unisce tutti i progetti nei quali avete deciso di investire finora e qual è la startup tipo che attira solitamente l’attenzione del vostro fondo?

Noi di Progress Tech Transfer investiamo in progetti tecnologici che sono orientati ad avere un impatto sulla base dei 17 obiettivi di sviluppo sostenibile dell’ONU, quindi si tratta di applicazioni di tecnologie emergenti che mirano a fornire un impatto positivo per l’ambiente, per l’umanità, per la biodiversità, promuovendo una transizione verso un futuro più sostenibile. Al di là di queste considerazioni devono essere realtà early stage, e che abbiano un legame con il mondo accademico italiano.

Gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’ONU per molto tempo sono stati presentati in modo molto astratto, come se fossero quasi dei principi filosofici o un qualcosa fuori dal tempo che prima o poi qualcuno avrebbe dovuto realizzare. Ultimamente stanno diventando, invece, un vero e proprio vademecum di obiettivi concreti per realtà che investono e di conseguenza una guida vera per chi vuole raccogliere investimenti. Quindi anche dal punto di vista finanziario davvero sono diventati un obiettivo comune da raggiungere?

Ovviamente non si possono fare ragionamenti puramente economici avulsi dalla realtà, quindi occorre che gli obiettivi finanziari  siano allineati con gli obiettivi di sostenibilità e viaggino di pari passo. Ci sono stati dei cambiamenti mentali prima ancora che concreti nei comportamenti delle persone che sono diventati più sensibili a una serie di tematiche che hanno portato un cambiamento che si è ripercosso anche sull’ambiente finanziario. Questa ondata di nuovi obiettivi non è completamente quantificata con delle metriche specifiche dalle Nazioni Unite perché il loro spettro d’azione è davvero molto ampio. Da questa primavera l’Unione Europea ha messo in vigore delle regole che regolano  per la prima volta il settore in rapida crescita della finanza sostenibile, agevolando il rispetto degli obiettivi climatici dell’Accordo di Parigi e l’impegno dell’UE ad adottare l’obiettivo di sviluppo sostenibile 2030 delle Nazioni Unite.

Pensi che questo orientamento all’impatto sia più un discorso basato sull’etica o più un ragionamento di lungo periodo dettato dall’analisi di una tendenza verso la quale sta muovendo tutto il mondo alla quale occorre necessariamente adattarsi?

Credo che quantificare l’impatto ambientale e sociale che genererà un investimento stia diventando una prassi standard e diventerà il minimo denominatore comune. Per come la vedo io personalmente valgono entrambe le condizioni: non voglio finanziare realtà che portano un impatto negativo. In passato non c’erano abbastanza strumenti e realtà in grado di facilitare alcuni processi tecnologici orientati alla sostenibilità come oggi. Ora tutto ciò che riguarda queste tematiche ha scalato in maniera incredibile. Ad oggi ci troviamo in un momento in cui c’è stato un forte push tecnologico che ci ha permesso di fare questo cambio di direzione verso un impatto a lungo termine.

Per una realtà digitale o con un hardware piuttosto semplice si segue la catena MVP-prototipo, si raccolgono le metriche dal mercato e si va dagli investitori. Chi invece realizza una tecnologia particolarmente complessa come fa a presentarsi in modo credibile davanti agli investitori?

Nel settore in cui agisco io possono essere d’aiuto articoli scientifici o ricerche accademiche che abbiano testato o teorizzato la soluzione proposta con la tecnologia che si sta presentando, i cosiddetti pareri esperti sono fondamentali per capire cosa si sta andando a introdurre in un settore. È importante anche che ci sia la possibilità di proteggere l’innovazione con un brevetto, per difendersi da minacce di emulazione. 

Qual è il supporto che voi offrite alle realtà tipo che selezionate?

Noi cerchiamo di instaurare fin da subito un rapporto di sinergia, la nostra filosofia è che gli investitori siano una risorsa non puramente finanziaria per i founder. Normalmente noi abbiamo sempre un membro del nostro gruppo che si dedica a ogni singola realtà in cui investiamo e che si occupa di alimentare la collaborazione con i founder rimanga sempre viva. Aggregando l’esperienza, la conoscenza e il network dei membri di Progress Tech Transfer agiamo su tutto ciò che c’è intorno ai 360° della parte “core” e supportiamo quest’ultima. La squadra di Progress Tech Transfer è  molto variegata formata da legali, esperti di proprietà intellettuale, ex-ingegneri, esperti di economia, permettendo un sostegno a la startup , se richiesto, in diversi settori. In questo modo noi possiamo fornire sicuramente un supporto importante nel quale ci facciamo anche affiancare da alcuni partner e dal nostro network. Per realtà più molto early cerchiamo di affiancare le realtà per avanzare lo stadio tecnologico possiamo anche organizzare delle fasi di testing grazie alla nostra rete di aziende e partner industriali mentre per quelle più avanzate e strutturate il tipo di contributo varia a seconda delle entità e delle esigenze. Noi vogliamo essere pronti ad affiancare i nostri founder per liberarli da alcune pratiche operative e permettere loro di focalizzarsi su obiettivi utili a far crescere l’azienda, il team e maturare il livello tecnologico del prodotto finale.

Autore

Renato Pannella
CEO & Co-Founder @ Lead Group

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