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Dal concept all’industrializzazione (pt.1)

Come affrontare la progettazione hardware, dalla A alla Z

Risorsa realizzata dal team di RED research and design

Dai requisiti al concept

Intro

“Hardware is hard”.

Questo è il mantra ripetuto da chi sviluppa prodotti fisici in ambito tech.

Può suonare come un monito per chi inizia, un vanto per chi ce la sta facendo o un’assoluzione per chi non c’è riuscito.

In ogni caso è vero: avere a che fare con gli atomi non è semplice come con i bit. Se poi si cerca di combinare queste due categorie, la complessità cresce esponenzialmente.

E allora perché darsi tanta pena? La risposta è a più livelli:

  • perché è necessario. Siamo fatti di carne ed ossa, con cinque sensi, e quindi non è pensabile un mondo fatto di dati puri. Servono supporti e interfacce per creare, trasmettere, assorbire informazioni e questi supporti si basano su vista, tatto e udito. Su olfatto e gusto si sta ancora lavorando.
  • perchè è bello. Integrando elementi solidi e familiari con la potenzialità “infinita” e cangiante permessa dalla tecnologia si generano esperienze forti, memorabili, significative. Si possono fare prodotti furbi, belli e utili.
  • perchè paga. Nei soli Stati Uniti, l’elettronica di consumo ha generato ricavi per 240 miliardi di dollari nel 2017. Quest’anno, solo tre anni dopo, sfonderà la soglia dei 400 miliardi di dollari.

Essendo un mondo veloce e vario, con giganti onnipotenti e piccole realtà agili, lanciare un prodotto tech sul mercato è una sfida da non prendere alla leggera.

I requisiti come bussola del prodotto

Partiamo quindi dal fatto che, da un’attenta valutazione del problema e una buona ricerca di mercato, sia emerso che la soluzione migliore sia creare un nuovo dispositivo. Dove inizia la lunga e faticosa avventura per averne 10 – 1000 – un milione inscatolati e pronti per essere spediti ai propri utenti?

Prima di tutto bisogna chiarire cosa fa questo prodotto: si parte da una frase o due, spesso citando altri prodotti come riferimento. Ad esempio “un Roomba per i tavoli da biliardo” o “il Dyson dei tosaerba”.

Per iniziare lo sviluppo, però, non basta una descrizione rapida. Bisogna andare più a fondo possibile, per non rischiare di tralasciare aspetti cruciali come la producibilità o la sicurezza. L’obiettivo è stilare una lista di requisiti. Si possono chiamare anche specifiche tecniche o desiderata, ma il punto è chiarire quali sono gli obiettivi da raggiungere con la progettazione.

In primis per chiarire a se stessi che cosa si vuole, nel modo più oggettivo e misurabile possibile.

Poi servono per indirizzare chi progetta, che si tratti di un’app o di un razzo. L’obiettivo è rispettarli tutti o, se non è possibile, trovare compromessi ottimali.

Ad esempio, un veicolo elettrico si vuole che duri il più possibile per ogni ricarica. Ma, allo stesso tempo, si vuole che sia più leggero possibile, per essere più trasportabile oppure proprio per non consumare troppo. La risposta più ovvia al primo requisito è avere una batteria molto grande, ma ciò si scontra con il secondo requisito (come si sa, le batterie pesano).

Ma senza complicare le cose, già solo elencare tutti i requisiti correttamente, in modo sintetico e coerente, è un esercizio fondamentale e non banale. L’ideale è farsi aiutare da un professionista, così da tradurre in linguaggio progettuale gli obiettivi di business o di immagine.

Come se non bastasse, la lista dei requisiti non è scolpita nella pietra. Anzi, cambierà fino all’ultimo sulla spinta dei feedback degli utenti, dei limiti tecnici che emergono e di mille altri fattori. Bisogna essere molto elastici, insomma.

D’altra parte, compilare la lista di requisiti non dev’essere un’operazione che blocca o irrigidisce, ma che chiarisce e guida nello sviluppo.

L’imbarazzo della scelta

Una volta finita la “lista della spesa”, si può iniziare la cosiddetta analisi dei requisiti trovati: in sintesi, si prendono gli obiettivi e si elencano possibili soluzioni per ciascuno di essi.

Spesso le soluzioni possono arrivare da campi diversi, con risultati sorprendenti. Per questo è bene analizzare i requisiti con un team  multidisciplinare, in modo da avere al tavolo il punto di vista di ogni ambito in ballo (hardware, software, industrial design, ecc.).

Ne risulta una sorta di scatola di Lego piena di risposte, da combinare per generare ipotesi complessive che possiamo chiamare scenari di prodotto o semplicemente concept.

La generazione di concept è un’attività che richiede creatività, capacità di sintesi e pazienza. Spesso i requisiti sono in contraddizione fra loro, quindi è necessario allentare uno dei due o trovare un compromesso. È una fase in cui si operano decisioni cruciali per il futuro del prodotto, le cui conseguenze possono impattare a lungo termine. Ad esempio, alimentare un dispositivo a batteria o dalla rete elettrica fa una grande differenza sulle performance, sui costi di produzione e assemblaggio, oltre che, ovviamente, sull’esperienza dell’utente.

Oppure, quando si tratta di prodotti connessi a internet o a un’app, la tecnologia di comunicazione che si sceglie porta con sè vantaggi e svantaggi.

Per esempio il Bluetooth, che viene in mente come “standard” di comunicazione tra dispositivi, in realtà è il frutto di un’intensa spinta commerciale: Bluetooth infatti è un’associazione privata di aziende costituita nel 1999 da Ericsson, Sony, IBM, Intel, Nokia e altre società minori, il cui obiettivo è generare profitto e creare uno standard, appunto.

Per cui, se volete usare questa tecnologia, considerate di aggiungere budget già solo per poter usare il logo Bluetooth, altrimenti correte il rischio di cause legali e blocchi doganali.

Le combinazioni possibili possono essere due o infinite, l’importante è averne consapevolezza e poterle valutare. Si può decidere internamente, ma essendo il prodotto destinato ad un utente è meglio guardare “fuori”. Le direzioni sono varie: si possono far vedere o usare dei prototipi, fare un sondaggio o mostrare dei render su una landing page. Tutto dipende da che risposte si cercano.

A quel punto, si può iniziare a lavorare sul concept scelto, dando il via allo sviluppo vero e proprio.

Checklist

  • tradurre il prodotto in una lista di requisiti
  • cercare soluzioni in più discipline per rispettare i requisiti
  • confrontare e combinare le soluzioni per ottenere il miglior concept possibile

Consigli

  • essere più completi, sintetici ed espliciti possibile nel definire i requisiti tenere ben distinti i problemi dalle soluzioni
  • cercare di ammorbidire il più possibile i vincoli
  • non innamorarsi della prima idea o della più bella
  • non dare per scontato nulla

Autore

Team RED research and design

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