SocialFare | Centro per l’Innovazione Sociale nasce nel 2013 a Torino con la mission di sviluppare soluzioni innovative alle pressanti sfide sociali contemporanee, generando inclusione e nuova economia a partire dal valore sociale, dalle relazioni, dalla territorialità e della conoscenza condivisa. È incubatore certificato del MISE e dal 2015 lancia Foundamenta, open call rivolta a startup ad impatto sociale. Il programma di accelerazione SocialFare si avvale di un metodo unico in Italia che ibrida l’approccio lean startup, design thinking e design sistemico, offrendo alle startup selezionate 4 mesi di accelerazione full-time ed un seed fund fino a €100K cash erogati da SocialFare Seed, il veicolo di investimento dedicato.
Martina Muggiri
Coordinatrice programma di accelerazione
Martina Muggiri è una designer con più di 10 anni di esperienza nel campo del design sostenibile con approccio sistemico e human centered. In SocialFare | Centro per l’Innovazione Sociale è coordinatrice del programma di accelerazione rivolto alle startup ad impatto sociale. Conta un’esperienza lavorativa nel campo del marketing e del brand management presso l’azienda Grom, un’esperienza internazionale di studio e lavoro come ricercatrice presso l’Università dello stato di Minas Gerais in Brasile nell’ambito della progettazione sociale e dal 2010 è co-founder del collettivo di design sostenibile Studio Superfluo.
Eugenia Forte
Business Developer programma di accelerazione
Eugenia Forte è un’ Ingegnere Meccatronico con un Master in Business Administration conseguito presso il Collège des Ingénieurs ed esperienze di studio internazionali negli Stati Uniti. Dopo diversi anni in una multinazionale in cui ha assunto i ruoli di specialista in Industry 4.0 e di Digital Program Officer occupandosi anche della gestione delle relazioni tra startup e azienda, ha perseguito la sua passione per il mondo imprenditoriale, assumendo il ruolo di mentor per startup presso diverse realtà. Eugenia è Business Developer del programma di accelerazione di SocialFare e moderatrice di Hacking Talent, progetto di empowerment a supporto dei giovani neolaureati in cerca di lavoro.
Perché è così importante parlare di impatto sociale anche nel mondo dell’innovazione?
Martina: Non possiamo non occuparci in questo momento storico di impatto sociale. Oggi più che mai abbiamo la necessità di soluzioni innovative che possano rispondere ai problemi della società, per migliorare le condizioni di vita delle persone, e che siano anche rispettose nell’utilizzo delle risorse ambientali. Abbiamo bisogno di un vero sviluppo sostenibile in tutte le sue dimensioni. In questo senso è fondamentale parlare di impatto sociale, di sviluppo sostenibile tanto nell’innovazione quanto nell’imprenditoria e anche nella finanza che si trova poi a sostegno di tutto il mondo economico. Abbiamo bisogno di parlare di impatti concreti, di sostenibilità vera, non abbiamo bisogno di soluzioni che siano impact washing o greenwashing, ma di soluzioni che possano avere effettivamente un ruolo trasformativo. E’ quasi radicale la visione, sottolineo questa componente della trasformazione perché è fondamentale trasformare modelli di produzione, sviluppo, crescita, in ottica di rispondere ai bisogni delle persone e tutela delle risorse del pianeta.
Perché proprio le startup possono giocare un ruolo da protagoniste per quanto riguarda l’impatto sociale? Qual è il ruolo delle startup e che cosa possono fare le startup per portare avanti questa missione?
Eugenia: Le startup quasi per definizione, hanno fame di crescere, di farsi spazio, di creare qualcosa di valore, di risolvere dei problemi per la propria comunità che gli stessi startupper sentono. Gli startupper hanno quella voglia di mettersi in gioco che li porta a rispondere velocemente alle sfide sociali contemporanee. Il tempo è tutto. Se vogliamo rispondere ad un problema concreto e reale, la velocità con cui si risponde a questo tipo di problemi è fondamentale. Le startup nascono quindi per avere una risposta veloce. Ed è per questo, a mio avviso, che sono adatte per rispondere con soluzioni innovative alle problematiche sociali ed ambientali.
Martina: Sono d’accordo. Le generazioni di oggi hanno una certa sensibilità su alcune tematiche che le generazioni più adulte non hanno. Agilità e flessibilità. Se pensiamo agli attori dell’innovazione e dell’impatto sociale storici, in Italia, se pensiamo agli attori storici dell’innovazione sociale in Italia è raro trovare un approccio imprenditoriale da startup. È stato fatto un lavoro eccellente dal terzo settore, cooperative ed imprese, ma manca però spesso quell’ambizione di voler crescere in fretta, di voler sviluppare soluzioni innovative in modo rapido. Le startup hanno tutte quelle componenti complementari agli attori dell’innovazione sociale “classica”. Fanno parte di un ecosistema in cui piccole medie e imprese, associazioni no profit e imprese si sostengono e rispondono a diverse sfide sociali con diversi modelli. Certamente in questo ecosistema le startup devono trovare il loro spazio, per affermare modelli che sappiano coniugare crescita economica e crescita di impatto sociale in modo proporzionale e ambizioso.
Per supportare le startup ad impatto sociale, con SocialFare avete da poco lanciato Foundamenta, di cosa si tratta e a chi è rivolta?
Martina: Foundamenta è la nostra open call rivolta a startup ad impatto sociale che hanno già un prototipo validato o che sono già sul mercato. la call è aperta fino al 6 Giugno. È possibile inviare la propria candidatura compilando un form al quale bisognerà allegare il pitch deck e i curricula dei membri del team. Noi valutiamo startup durante tutto l’anno, quindi siamo sempre disponibili a entrare in contatto con nuove realtà, però per una questione organizzativa chiediamo di mandarci tutte le candidature in questa finestra temporale. Al termine della call ci prendiamo un periodo di tempo per leggere tutte le candidature e fare i colloqui con le startup più promettenti. Verso la metà di luglio, le startup che hanno superato questa fase di selezione si presenteranno a noi e al team di accelerazione in una giornata di selection day in cui verranno selezionate le startup che inizieranno il programma di accelerazione che inizierà a fine settembre. Insieme al programma di accelerazione siamo anche dotati di un veicolo di investimenti che si chiama SocialFare Seed, per seguire le startup sotto ogni punto di vista: offriamo un supporto per quanto riguarda il lato tecnico/consulenziale, la formazione per lo sviluppo di soft skills e anche in modo diretto con investimenti in equity. Il nostro obiettivo è quello di riuscire davvero a supportare quelle startup che hanno dimostrato la propria validità, con un prototipo funzionante e anche con delle prime metriche di vendita, che vogliono crescere e scalare ma sono ancora troppo acerbe per presentarsi ad investitori istituzionali. In questa fase estremamente delicata, che può decretare la morte o il successo di una startup, spesso non ci sono abbastanza attori in grado di dare concretezza ai modelli e processi interni e di supportare adeguatamente la ricerca di risorse economiche da investire per fare questa accelerata vera e propria. Pensiamo che questo sia il nostro compito.
Che tipo di relazione instaurate con le realtà che decidete di supportare?
Martina: Si tratta di un matrimonio vero e proprio. A parte gli scherzi, soprattutto quando entriamo come investitori all’interno delle startup, la relazione diventa a lungo termine e molto intensa fino al momento dell’exit, ma a volte dura anche dopo. Durante il programma di accelerazione, entriamo davvero dentro le società. Noi siamo un team davvero molto piccolo, seguiamo pochissime startup, ma lavoriamo nel dettaglio, investendo in ogni realtà molto tempo perchè ogni volta troviamo persone, mercati, situazioni diverse e peculiarità da esplorare. Ci sentiamo quasi dentro il team e li aiutiamo davvero a crescere e strutturarsi. C’è anche una una parte conflittuale, ma è un conflitto volto alla crescita della startup. Il nostro principale indicatore di successo coincide con quanto le startup riescono a raccogliere effettivamente dagli investitori. Non se ne parla tantissimo, ma gli startupper hanno anche bisogno di affinare la parte relativa alle relazioni interne nel team, alle presentazioni con altri stakeholder, con gli investitori, il management. Parliamo di startup che spesso non hanno soldi per pagarsi e pagare collaboratori, noi di SocialFare cerchiamo di creare per le startup le condizioni necessarie affinché l’engagement possa essere al massimo.
SocialFare sceglie di supportare pochi progetti e di creare rapporti molto stretti. Nel momento della valutazione, cosa fa scattare la scintilla e cosa vi fa invece pensare “interessante, ma non siamo il partner giusto”?
Eugenia: Noi valutiamo tantissimi aspetti e facciamo tanti colloqui prima di selezionare una startup. Inizialmente, facciamo uno screening delle application, poi svolgiamo i primi colloqui in cui ci si viene presentata l’idea. Sicuramente, l’aspetto imprescindibile è l’impatto sociale, perchè quello è il nostro focus. Quindi una startup che non miri a realizzare un impatto sociale non viene considerata dal nostro programma. Altri punti per noi rilevanti sono sicuramente la valutazione del team: valutiamo il background, le competenze, le skills e soprattutto il commitment. Partiamo dal presupposto che una startup non è un progetto su cui ci si può lavorare nel proprio tempo libero, richiede da parte del team grande impegno e voglia di mettersi in gioco, di crescere. Come diceva Martina, noi entriamo nella startup sia a livello imprenditoriale che a livello di education, quindi c’è bisogno che ci sia voglia di crescere e di apprendere a livello personale oltre che professionale. Valutiamo anche la maturità del progetto, quindi non le business idea ma se c’è già un prototipo, o un prodotto lanciato sul mercato. Sicuramente è molto importante anche la traction, ovvero l’insieme di metriche che permettono di valutare la presenza della domanda di mercato e di una reale necessità di ciò che stai proponendo a livello di prodotto o servizio. Le startup che creano un impatto sociale possono essere declinate su diverse tecnologie, in digitale o con la creazione di un prodotto fisico, ma l’importante è che realizzino un concreto valore per la società e le comunità.
Quanto è importante per voi mantenere una vicinanza molto stretta con le startup ed essere una parte attiva all’interno dell’ecosistema dell’innovazione sia di Torino che a livello internazionale?
Eugenia: Noi pensiamo che non possa esistere un impatto sociale senza network. Con network intendo la creazione di relazioni per generare nuove collaborazioni e per generare nuove sinergie. Ci teniamo ad ampliare la nostra rete di partner e di interlocutori. La nostra sede stessa, Rinascimenti Sociali in via Maria Vittoria, si basa proprio su questo principio di rete, di network. È il punto di riferimento per la Social Innovation in italia, ed ospita altre realtà oltre Socialfare, ed è proprio pensato come un luogo di convergenza tra diversi attori, quindi relazioni con startup, incubatori, università, associazioni. Ritengo inoltre che ToTeM stesso sia una guida utilissima per capire cosa c’è nel panorama torinese e se ci fosse anche un ToTeM Italia sarebbe utilissimo per chiunque voglia interagire con questo ecosistema.
Scopri di più su Foundamenta #12, la call di SocialFare in scadenza il 6 giugno!